Andrea Bitetto, nello scritto che riportiamo tratto da Critica Liberale ( vedasi pagina a Lui dedicata), si occupa del fine vita, argomento che, come tutti quelli che richiedono la massima attenzione nella espressione sia del consenso che del dissenso, viene regolarmente trascurato. Poiche' Andrea cita ripetutamente il cardinale Ottaviani, per avere piena contezza del personaggio, mi viene in mente una sua emblematica battuta pronunciata sottovoce in perfetto dialetto romanesco. Tutto avvenne, in tempi ormai lontani, in occasione di una discussione fra alti prelati riguardante l'atteggiamento da tenere, da parte della Chiesa, nei confronti della pillola anticoncezionale. Ebbene, mentre un Cardinale si stava affannando ad esprimere un suo pensiero prudentemente favorevole alla "medicina", Ottaviani sussurrò: "...l'avesse presa su madre....". Quanto precede suggerisce ad Andrea, ed a noi tutti, di considerare il pensiero ecclesiale come mutevole secondo le finalità che è destinato a raggiungere.... (P. Dante).
Venezia fra presente e passato
Per un Liberale è d'obbligo chiedersi se la ricchezza, oggi, stia nelle mani giuste: mani attente, meticolose, coordinate con una intelligenza vivida e capace di comprendere le necessità presenti e future della Collettività.
Einaudi in occasione in uno degli ultimi Suoi interventi, sorprese l'uditorio spingendosi a tessere le lodi dello speculatore, pronto a rischiare il proprio capitale, ad arricchirsi, ma anche a perderlo ed a ritrovarsi in miseria insieme a collaboratori e dipendenti, se le cose fossero andate male.
Certo, erano altri tempi: oggi l'imprenditore, di fronte a difficoltà, invoca ed ottiene l'aiuto dello Stato che non lo nega in nome della tutela dei posti di lavoro: crisi energetica, cambiamenti climatici, concorrenza da Paesi con costo della mano d'opera contenuti, aumento del costo del petrolio, dell'energia elettrica e del gas etc.... ci sono gli aiuti di Stato ed Il rischio si riduce, ma non è questo il problema: il vero problema sta dalle parti del cervello di chi oggi si arricchisce .
Cuccia era talmente riservato da non rispondere anche a chi gli chiedeva l'ora, Ferrari viveva solo in funzione della passione per le auto, e tanto, riguardo il non volersi mettere in mostra, potrebbe dirsi di Agnelli, dei Ferrero, di Della Valle e di tanti altri mostri sacri del passato.
Nessun miliardario italiano e nessun miliardario dei Paesi più evoluti, compresi gli Stati Uniti, sino all'avvento di internet e dei social, avrebbe immaginato la cafonata di un matrimonio in grande stile, per se o per i propri figli, in una città d'arte da occupare integralmente e da trasformare in palcoscenico.
Sono stati in tanti a valorizzare i benefici effetti dell'evento, in termini di ricchezza indotta in città presso gli hotel, per via dello shopping e qualcuno, da sinistra, ha anche osservato che fattorini ed i camerieri di ristoranti, bar ed hotel avrebbero anche loro beneficiato di laute mance da parte degli invitati: nulla da eccepire, fatto sta che la cafonata te la puoi aspettare dal buzzurro che si è arricchito trafficando con la droga, non da chi dispone di miliardi arrivati grazie ad una buona idea.
Come mai?
Semplice, oggi la regola del buzzurro di cui dicevamo, del miliardario e, purtroppo spesso anche da tutti gli altri, è la seguente: se hai disponibilità economica devi assolutamente dimostrare al prossimo la tua superiorità, misurata solo da ciò che puoi esibire.
Chi ha un salario o uno stipendio appena sufficiente per la sopravvivenza, può anche abitare in locazione in un quartiere degradato ma non rinuncia al suv con trazione integrale di ultima generazione. C'è anche una eloquente pubblicità che mostra un personaggio pronto a far scattare le quattro frecce della propria costosissima auto per farsi ammirare dai passanti. Per i pagamenti, tutte le case automobilistiche hanno inventato soluzioni sbalorditive, compresa quella di darti l'auto ed attendere il primo incasso dopo mesi.
E' tutto? Certamente no.
Il mondo dell'arte, della musica, dello spettacolo e dello sport è popolato da clown che fanno di tutto per stupire.
A Sanremo, che trasmettiamo in eurovisione per dimostrare di cosa siamo capaci, se hai una bella voce, un bel testo ed un buon tema musicale ma ti presenti in abito blu, vuol dire che sei fuori di testa. La voce dev'essere insignificante quando non incline al dialetto, il testo delle canzoni pari all'esposizione di un tema scurrile scritto alle medie, la musica solo in grado di far sollevare e sventolare braccia ed accendini ed in questo contesto, infine, è sempre l'abbigliamento a far la differenza.
L'uomo a torso nudo con giacca e tatuaggi che dal collo si propagano sino alle tempie ha già ottime chances: se poi indossa gonna, orecchini e collanine varie, il pubblico va in visibilio.
La donna brava ma poco sexy, prima ancora di arrivare al pubblico non supera la selezione dei giurati, salvo utilizzi un nome d'arte che lasci intendere di cosa - nonostante tutto - sia capace. Per il resto, è una gara fra scollature anteriori e posteriori e labra impegnate in giochi erotici con il microfono.
In un contesto come quello appena descritto, che si ripete in ogni programma televisivo e dal vivo, è determinante essere sconvolgenti e stupire: per i miliardari di oggi, comprando l'impossibile, per gli artisti personalizzando sia le opere d'arte che lo spettacolo, per i comuni mortali, postando sui social.
L'atmosfera dolente di Venezia, con opere d'arte addormentate fra i liquami della laguna, e' il palcoscenico perfetto per i buzzurri e per i nuovi ricchi, entrambi insensibili all'odore della fogna, ed entrambi assolutamente incapaci di apprezzare le opere d'arte in agonia come la società che oggi le ospita. Il pubblico che adora gli uni e gli altri, corre con il potrtatile in mano per avere un selfie da postare subito sui social e dimostrare che, a quella cafonata , c'era, ecccome se c'era...
30 Giugno 2025 Pasquale Dante
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LE DEBOLEZZE DEL SANTO PADRE
Che i Pontefici amino attribuirsi un nome che possa rappresentare al meglio la Loro attitudine è un dato incontrovertibile. Il Santo Padre che ci ha appena lasciato ha dato seguito, durante i 12 anni del Suo pontificato, alle aspettative che il nome di Francesco lasciava prevedere. Un Pontefice che preferisce viaggiare in fiat 500, capace di farsi capire anche dai tanti moderni analfabeti, disposto a chiedersi come mai non stia Lui in cella invece che i criminali e sopratutto attento agli ultimi, e' risultato subito in perfetta sintonia con i tempi che corrono, tempi che forse trascurano i penultimi ed i terzultimi tanto che dal ceto medio di base il passo alla povertà ed all'indigenza è ormai breve. Ad iniziativa della Santa Sede si sono poi susseguiti anche accorati appelli ai potenti per metter fine ai conflitti ed iniziative per l'apertura al dialogo con le altre Religioni, comprese quelle che utilizzano la violenza per sbarazzarsi di quanti hanno altro credo oltre che di quanti si disinteressano della Celeste Materia, desiderosi di vivere a modo loro.La Democrazia Cristiana non esiste più da oltre 30 anni, tuttavia, a far data dalla morte del Papa, il Paese è rimasto bloccato. 5 giorni di lutto nazionale, interminabili trasmissioni evocative su tutte le reti radiofoniche e televisive, quotidiani ove non si legge d'altro e persino lo stop alle partite di calcio, mai interrotte, per quel che mi riguarda, alla morte di Einaudi, Croce e De Gasperi. Certo, la morte di Bergoglio si è verificata in un momento di crisi planetaria: l'invasione dell'Ucraina, l'attentato di Hamas , la violenta inarrestabile ed altrettanto crudele reazione di Israele, l'immigrazione dai Paesi poveri verso l'occidente, la crisi climatica, la salute mentale dei due ultimi Presidenti degli Stati Uniti d'America e la conseguente crisi dei mercati finanziari sono stati accadimenti che hanno dato, all'evento, il senso di una ulteriore sconfitta della buona volontà di fronte a tanta crudeltà e spregiudicatezza. Se posso, mi permetto solo un rimprovero al Santo Padre appena scomparso: quello della debolezza. Nel settembre 1870 Ponza di San Martino ebbe il compito di recapitare al Pontefice di allora, Pio IX, una lettera di Vittorio Emanuele II che lo supplicava “ con affetto di figlio e fede di cattolico” di non opporre resistenza alla presa di Roma. Il buon Pio IX, che s'era attribuito un nome conciliante ma anche l'assolta infallibilità con la bolla “ Pastor aeternus” reagì dichiarando al latore della missiva: “ siete tutti un sacco di vipere, sepolcri imbiancati, mancatori di parola” Ciò detto, passò immediatamente alla scomunica del Savoia che ebbe subito ripercussioni a livello internazionale. Certo, s'era in altri tempi, ma per la Chiesa la tradizione è sacra ed i tempi per le riforme si dilatano a dismisura. Conseguentemente, ritengo che il Santo Padre che ci ha appena lasciato, se avesse difeso i valori delle Sacre Scritture più che con suppliche con adeguato vigore, avrebbe meglio rappresentato il dolore delle fiamme che riserva l'inferno, limitando l'attitudine a crearne un secondo qui sulla terra.
Tanto premesso, a conferma del fatto che l'operato di Papa Francesco è stato valutato con il rispetto che merita anche dai Liberali, vi invito a leggere un comunicato stampa redatto da Michele D'elia, Presidente dell'Associazione dei Liberali, nella pagina a Lui dedicata.
22 aprile 2025 Pasquale Dante
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Vi invito a visitare la pagina dedicata a Michele D'Elia, già Responsabile Organizzativo dell'Ufficio Scuola Nazionale del P.L.I. ( quello serio di una volta...). Vi troverete una proposta di legge, presentata alla Camera dei Deputati dal compianto on. Battistuzzi nel 1991, riguardante l'opportunità di riportare lo studio del latino nel curriculum della scuola media. Sono passati ben 34 anni e, finalmente, qualcuno si è accorto che quell'idea liberale potrebbe aiutare il Paese a tirarsi fuori dal decadimento ( non solo linguistico) in cui ci siamo cacciati. Chi legge sa perfettamente che i Liberali sono sempre in anticipo su tutto: ha fatto bene Michele D'Elia a ricordarlo con un comunicato stampa ed, a seguire, con il riporto della legge da Lui scritta e consegnata a Battistuzzi per avviarne l'iter parlamentare, in quegli anni mai concluso. L'introduzione a quel disegno di legge era rivolta ad una Comunità diversa, il tatuaggio lo praticavano solo alcune categorie disagiate, le inclinazioni sessuali rimanevano relegate entro le pareti domestiche, i media evitavano il turpiloquio, il Festival di Sanremo non era ancora palcoscenico dedicato alla esibizione di clown con apparato vocale guidato da computer, la Politica riusciva a demolire il muro di Berlino ed in America si votava di tutto tranne che gli squilibrati. Che lo studio del latino possa fare tornare, anche solo noi italiani, con i piedi per terra, mi pare difficile, tuttavia, poichè per giungere all'idea Liberale lo studio di qualunque cosa è essenziale, lo studio del latino sarà utile per organizzare una rivoluzione autenticamente liberale o, al peggio, per ritardare la nostra estinzione.
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