agoraliberale

Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare


 Andrea Bitetto, nello scritto che riportiamo tratto da Critica Liberale ( vedasi pagina a Lui dedicata), si occupa del fine vita, argomento che, come tutti quelli che richiedono la massima attenzione nella espressione sia del consenso che del dissenso, viene regolarmente trascurato. Poiche' Andrea cita ripetutamente il cardinale Ottaviani, per avere piena contezza del personaggio, mi viene in mente una sua emblematica battuta pronunciata sottovoce in perfetto dialetto romanesco. Tutto avvenne, in tempi ormai lontani, in occasione di una discussione fra alti prelati riguardante l'atteggiamento da tenere, da parte della Chiesa, nei confronti della pillola anticoncezionale. Ebbene, mentre un Cardinale si stava affannando ad esprimere un suo pensiero prudentemente favorevole alla "medicina", Ottaviani sussurrò: "...l'avesse presa su madre....". Quanto precede suggerisce ad Andrea, ed a noi tutti, di considerare il pensiero ecclesiale come mutevole secondo le finalità che è destinato a raggiungere.... (P. Dante).                                                           

Venezia fra presente e passato

Per un Liberale è d'obbligo chiedersi se la ricchezza, oggi, stia nelle mani giuste: mani attente, meticolose, coordinate con una intelligenza vivida e capace di comprendere le necessità presenti e future della Collettività.

Einaudi in occasione in uno degli ultimi Suoi interventi, sorprese l'uditorio spingendosi a tessere le lodi dello speculatore, pronto a rischiare il proprio capitale, ad arricchirsi, ma anche a perderlo ed a ritrovarsi in miseria insieme a collaboratori e dipendenti, se le cose fossero andate male.

Certo, erano altri tempi: oggi l'imprenditore, di fronte a difficoltà, invoca ed ottiene l'aiuto dello Stato che non lo nega in nome della tutela dei posti di lavoro: crisi energetica, cambiamenti climatici, concorrenza da Paesi con costo della mano d'opera contenuti, aumento del costo del petrolio, dell'energia elettrica e del gas etc.... ci sono gli aiuti di Stato ed Il rischio si riduce, ma non è questo il problema: il vero problema sta dalle parti del cervello di chi oggi si arricchisce .

Cuccia era talmente riservato da non rispondere anche a chi gli chiedeva l'ora, Ferrari viveva solo in funzione della passione per le auto, e tanto, riguardo il non volersi mettere in mostra, potrebbe dirsi di Agnelli, dei Ferrero, di Della Valle e di tanti altri mostri sacri del passato.

Nessun miliardario italiano e nessun miliardario dei Paesi più evoluti, compresi gli Stati Uniti, sino all'avvento di internet e dei social, avrebbe immaginato la cafonata di un matrimonio in grande stile, per se o per i propri figli, in una città d'arte da occupare integralmente e da trasformare in palcoscenico.

Sono stati in tanti a valorizzare i benefici effetti dell'evento, in termini di ricchezza indotta in città presso gli hotel, per via dello shopping e qualcuno, da sinistra, ha anche osservato che fattorini ed i camerieri di ristoranti, bar ed hotel avrebbero anche loro beneficiato di laute mance da parte degli invitati: nulla da eccepire, fatto sta che la cafonata te la puoi aspettare dal buzzurro che si è arricchito trafficando con la droga, non da chi dispone di miliardi arrivati grazie ad una buona idea.

Come mai?

Semplice, oggi la regola del buzzurro di cui dicevamo, del miliardario e, purtroppo spesso anche da tutti gli altri, è la seguente: se hai disponibilità economica devi assolutamente dimostrare al prossimo la tua superiorità, misurata solo da ciò che puoi esibire.

Chi ha un salario o uno stipendio appena sufficiente per la sopravvivenza, può anche abitare in locazione in un quartiere degradato ma non rinuncia al suv con trazione integrale di ultima generazione. C'è anche una eloquente pubblicità che mostra un personaggio pronto a far scattare le quattro frecce della propria costosissima auto per farsi ammirare dai passanti. Per i pagamenti, tutte le case automobilistiche hanno inventato soluzioni sbalorditive, compresa quella di darti l'auto ed attendere il primo incasso dopo mesi.

E' tutto? Certamente no.

Il mondo dell'arte, della musica, dello spettacolo e dello sport è popolato da clown che fanno di tutto per stupire.

A Sanremo, che trasmettiamo in eurovisione per dimostrare di cosa siamo capaci, se hai una bella voce, un bel testo ed un buon tema musicale ma ti presenti in abito blu, vuol dire che sei fuori di testa. La voce dev'essere insignificante quando non incline al dialetto, il testo delle canzoni pari all'esposizione di un tema scurrile scritto alle medie, la musica solo in grado di far sollevare e sventolare braccia ed accendini ed in questo contesto, infine, è sempre l'abbigliamento a far la differenza.

L'uomo a torso nudo con giacca e tatuaggi che dal collo si propagano sino alle tempie ha già ottime chances: se poi indossa gonna, orecchini e collanine varie, il pubblico va in visibilio.

La donna brava ma poco sexy, prima ancora di arrivare al pubblico non supera la selezione dei giurati, salvo utilizzi un nome d'arte che lasci intendere di cosa - nonostante tutto - sia capace. Per il resto, è una gara fra scollature anteriori e posteriori e labra impegnate in giochi erotici con il microfono.

In un contesto come quello appena descritto, che si ripete in ogni programma televisivo e dal vivo, è determinante essere sconvolgenti e stupire: per i miliardari di oggi, comprando l'impossibile, per gli artisti personalizzando sia le opere d'arte che lo spettacolo, per i comuni mortali, postando sui social.

L'atmosfera dolente di Venezia, con opere d'arte addormentate fra i liquami della laguna, e' il palcoscenico perfetto per i buzzurri e per i nuovi ricchi, entrambi insensibili all'odore della fogna, ed entrambi assolutamente incapaci di apprezzare le opere d'arte in agonia come la società che oggi le ospita. Il pubblico che adora gli uni e gli altri, corre con il potrtatile in mano per avere un selfie da postare subito sui social e dimostrare che, a quella cafonata , c'era, ecccome se c'era...

30 Giugno 2025                           Pasquale Dante

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LE DEBOLEZZE DEL SANTO PADRE

 

Che i Pontefici amino attribuirsi un nome che possa rappresentare al meglio la Loro attitudine è un dato incontrovertibile. Il Santo Padre che ci ha appena lasciato ha dato seguito, durante i 12 anni del Suo pontificato, alle aspettative che il nome di Francesco lasciava prevedere. Un Pontefice che preferisce viaggiare in fiat 500, capace di farsi capire anche dai tanti moderni analfabeti, disposto a chiedersi come mai non stia Lui in cella invece che i criminali e sopratutto attento agli ultimi, e' risultato subito in perfetta sintonia con i tempi che corrono, tempi che forse trascurano i penultimi ed i terzultimi tanto che dal ceto medio di base il passo alla povertà ed all'indigenza è ormai breve. Ad iniziativa della Santa Sede si sono poi susseguiti anche accorati appelli ai potenti per metter fine ai conflitti ed iniziative per l'apertura al dialogo con le altre Religioni, comprese quelle che utilizzano la violenza per sbarazzarsi di quanti hanno altro credo oltre che di quanti si disinteressano della Celeste Materia, desiderosi di vivere a modo loro.La Democrazia Cristiana non esiste più da oltre 30 anni, tuttavia, a far data dalla morte del Papa, il Paese è rimasto bloccato. 5 giorni di lutto nazionale, interminabili trasmissioni evocative su tutte le reti radiofoniche e televisive, quotidiani ove non si legge d'altro e persino lo stop alle partite di calcio, mai interrotte, per quel che mi riguarda, alla morte di Einaudi, Croce e De Gasperi. Certo, la morte di Bergoglio si è verificata in un momento di crisi planetaria: l'invasione dell'Ucraina, l'attentato di Hamas , la violenta inarrestabile ed altrettanto crudele reazione di Israele, l'immigrazione dai Paesi poveri verso l'occidente, la crisi climatica, la salute mentale dei due ultimi Presidenti degli Stati Uniti d'America e la conseguente crisi dei mercati finanziari sono stati accadimenti che hanno dato, all'evento, il senso di una ulteriore sconfitta della buona volontà di fronte a tanta crudeltà e spregiudicatezza. Se posso, mi permetto solo un rimprovero al Santo Padre appena scomparso: quello della debolezza. Nel settembre 1870 Ponza di San Martino ebbe il compito di recapitare al Pontefice di allora, Pio IX, una lettera di Vittorio Emanuele II che lo supplicava “ con affetto di figlio e fede di cattolico” di non opporre resistenza alla presa di Roma. Il buon Pio IX, che s'era attribuito un nome conciliante ma anche l'assolta infallibilità con la bolla “ Pastor aeternus” reagì dichiarando al latore della missiva: “ siete tutti un sacco di vipere, sepolcri imbiancati, mancatori di parola” Ciò detto, passò immediatamente alla scomunica del Savoia che ebbe subito ripercussioni a livello internazionale. Certo, s'era in altri tempi, ma per la Chiesa la tradizione è sacra ed i tempi per le riforme si dilatano a dismisura. Conseguentemente, ritengo che il Santo Padre che ci ha appena lasciato, se avesse difeso i valori delle Sacre Scritture più che con suppliche con adeguato vigore, avrebbe meglio rappresentato il dolore delle fiamme che riserva l'inferno, limitando l'attitudine a crearne un secondo qui sulla terra.

Tanto premesso, a conferma del fatto che l'operato di Papa Francesco è stato valutato con il rispetto che merita anche dai Liberali, vi invito a leggere un comunicato stampa redatto da Michele D'elia, Presidente dell'Associazione dei Liberali, nella pagina a Lui dedicata.

22 aprile 2025                                                   Pasquale Dante

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 Vi invito a visitare la pagina dedicata a Michele D'Elia, già Responsabile Organizzativo dell'Ufficio Scuola Nazionale del P.L.I. ( quello serio di una volta...). Vi troverete una proposta di legge, presentata alla Camera dei Deputati dal compianto on. Battistuzzi nel 1991, riguardante l'opportunità di riportare lo studio del latino nel curriculum della scuola media. Sono passati ben 34 anni e, finalmente, qualcuno si è accorto che quell'idea liberale potrebbe aiutare il Paese a tirarsi fuori dal decadimento ( non solo linguistico) in cui ci siamo cacciati. Chi legge sa perfettamente che i Liberali sono sempre in anticipo su tutto: ha fatto bene Michele D'Elia a ricordarlo con un comunicato stampa ed, a seguire, con il riporto della legge da Lui scritta e consegnata a Battistuzzi per avviarne l'iter parlamentare, in quegli anni mai concluso. L'introduzione a quel disegno di legge era rivolta ad una Comunità diversa, il tatuaggio lo praticavano solo alcune categorie disagiate, le inclinazioni sessuali rimanevano relegate entro le pareti domestiche, i media evitavano il turpiloquio, il Festival di Sanremo non era ancora palcoscenico dedicato alla esibizione di clown con apparato vocale guidato da computer, la Politica riusciva a demolire il muro di Berlino ed in America si votava di tutto tranne che gli squilibrati. Che lo studio del latino possa fare tornare, anche solo noi italiani, con i piedi per terra, mi pare difficile, tuttavia, poichè per giungere all'idea Liberale lo studio di qualunque cosa è essenziale, lo studio del latino sarà utile per organizzare una rivoluzione autenticamente liberale o, al peggio, per ritardare la nostra estinzione. 

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Riporto volentieri una interessante nota pervenuta da Michele d'Elia ed, a seguire, la mia risposta.

LA DIASPORA DEI LIBERALI 

MENTRE TUTTI SI DICHIARANO LIBERALI I LIBERALI VERI SONO ALLO SBANDO

Ieri

Tra il 4 e il 6 febbraio del 1994, all’Ergife di Roma, si svolse il XXII ed ultimo Congresso nazionale del P.L.I. Lo avevamo pensato come il Congresso della rigenerazione ed invece fu il funerale del Partito. I becchini del P.L.I. ebbero partita vinta. Mentre la platea dei delegati discuteva fino all’alba del 5 febbraio sul futuro della Bandierina, alcuni capi bussavano con molta insistenza e poca dignità ad altre porte. Lo testimoniano le cronache di quei giorni; ma prima o poi ne scriveremo anche la storia. Dal partito nacque la Federazione dei Liberali (alla quale sono iscritto), che avrebbe dovuto infondere nuovo slancio ed entusiasmo ai liberali organizzati, e che da allora ha tenuto puntualmente ogni anno il suo Congresso. Il primo si svolse in provincia di Lucca dal 22 al 24 luglio dello stesso 1994. La Federazione, tanto al centro che alla periferia, si dotò degli organi di democrazia formale, che sono retaggio del liberismo. Ma il nuovo soggetto politico fu presto abbandonato da chi era approdato a più munifici lidi, specie di stile aziendalista; e, dopo i primi tempi, entrò in uno stato di depressione politico-organizzativa, che tuttora permane, specialmente al centro; essa divenne luogo esclusivo della spocchiosa Sinistra liberale. Le ultime elezioni europee, le amministrative del 1995 e le ultime politiche non ne videro l’affermazione, grazie a cavilli formali e ad operazioni di bassa macelleria, perpetrate dagli ”alleati” dell’Ulivo. A Milano ne sappiamo qualcosa. A sua volta il cosiddetto Centro-Destra, esaltato da una vittoria elettorale inattesa e vistosa, perse il contatto con la realtà ed il governo del Paese. Del resto, le vittorie vanno coltivate, opera impossibile senza una classe politica. Oggi, oltre il neonato P.L., i gruppi e i gruppuscoli che utilizzano l’aggettivo liberale non si contano più; per non parlare dei più grossi partiti, che si fregiano in maniera indebita dello stesso termine politico. Sulla scadente qualità di questo liberalismo basti ricordare una predica domenicale di Einaudi: “L’adesione unanime al principio significa dissenso effettivo ed altrettanto unanime”. Questo scrivevo su Nuove Sintesi, n.1 maggio 1998.

Non tutti possono dirsi liberali, senza stravolgerne il senso. Un partito liberale di massa è un falso storico.

Oggi

Che fare, dunque? Semplice: tutti i liberali sappiano, insieme, individuare un terreno di confronto metapolitico, vale a dire culturale, in attesa che la volontà degli uomini e la oggettiva situazione politica italiana creino le condizioni di chiarezza, indispensabili per riorganizzare le forze e le energie disperse. Non sarà né facile né conveniente scalare l’erta che ci sta davanti, ma questa è l’unica strada degna della nostra storia e del nostro futuro.

Prevengo l’obiezione e la domanda: se, nel frattempo, si debba o no “fare politica”; la risposta è fin troppo ovvia: si deve essere presenti e propositivi in campo politico, si deve essere liberali negli atteggiamenti concreti, nell’esercizio delle proprie responsabilità, per arrivare alla costituzione di un Partito Liberale Italiano, che sia erede di quello fondato a Bologna l’8 ottobre 1922, senza il quale la vita politica del Paese sarà zoppicante e rassegnata al grigiore ed alla incompetenza; stordita dal potere della politica per immagini e annunci, priva di sostanza, ormai da una quarantina d’anni. Ognuno deve esercitare quel diritto di critica, che oggi è soltanto un artifizio retorico, affinché il governo del Paese non si faccia più regime di quanto già non sia. In ciò fondamentale rimane il ruolo della stampa, che deve dare a tutti voce e spazio, per sostenere questa pedagogia politica.

Gli italiani non si sono nutriti e non si nutrono solo di pane e nutella.

Forza Italia si è ridotta a chiedere minuzzoli e molliche, come Berlusconi nel suo ventennio aveva preteso da chiunque. Nutella finita.

La mia proposta di riunire i liberali sotto l’antico simbolo fu considerata assurda dai liberali benpensanti.

Motivo: avendo costoro trovato ricetto altrove, per conservare il proprio scranno, se ce l’avevano; o guadagnarselo, passando in partiti monocratici e cosiddetti democratici, se non l’avevano.

Mentre la mia proposta di partito veniva snobbata, nasceva un simulacro di PLI, per iniziativa di un ex parlamentare PLI, poi ex F.I., poi ex non so che … Fallimento elettorale conclamato.

Anche nelle politiche del settembre 2022 sono apparse liste liberali, fallite anch’esse; chi sono?

Il 19 giugno 1998 con pochi Amici, fondai l’Associazione Dei Liberali, con atto notarile.

L’Art. 2 dello Statuto recita:

“Finalità. L’Associazione non ha finalità di lucro.

Essa è costituita da cittadini che si propongono di far valere nella vita politica il principio e il metodo delle libertà, quale supremo regolatore di ogni attività pubblica e privata. Essa intende raggiungere i propri fini culturali e politici attraverso l’elaborazione e la diffusione dei principi e delle mentalità liberali adottando in ogni caso il metodo della libera discussione e della critica propositiva.

Gli aderenti all’associazione si impegnano ad attenersi alle decisioni della maggioranza, purché non ledano il principio della libertà.

L’Associazione Dei Liberali fa propri i principi del “Manifesto liberale di Oxford del 1967”, dell’”Appello di Roma dell’Internazionale Liberale del 1981” e del documento “La società aperta”. Adotta il simbolo della bandiera tricolore rigida sormontata dalla scritta “Liberali europei”, su fondo azzurro”.

Mi dissero che non serviva. Infatti: dopo ne spuntarono altre come funghi, che, pare, anche oggi sopravvivano. Per esempio:

  • i Liberali;

  • Competere;

  • Destra liberale;

  • Lodi Liberale;

  • Associazione Liberal Forum, ultima nata.

Operava ed opera, a Palermo, l’Associazione “Agorà Liberale”, che svolge un significativo ruolo culturale e politico; così come La Scuola di Liberalismo, a Roma.

Il 26 novembre 2022 il Liberal Forum in un documento afferma: occorre formalizzare un “Decalogo politico di liberalismo”.

Il 2 e 3 dicembre 2022 il Liberal Forum ha tenuto il suo Congresso a Milano. Del Decalogo non abbiamo notizia. Il Liberal Forum ha scelto Calenda e Renzi, cioè il “nulla politico” Constatata la rottura tra i due “nulla politico”, il 17 aprile 2023 il Liberal Forum diffonde un comunicato stampa, che comincia così:

“Il Liberal Forum sostiene con fermezza e convinzione l’appello di Costa (Azione) e Marattin (Italia Viva) per un’immediata ripresa del confronto nell’area liberal democratica per la costituzione del partito unitario dei liberali e riformisti”. Abbiamo visto, anche di recente, come vota il Terzo Polo.

I liberali passano dall’abbraccio mortale con F.I. a quello con Calenda e Renzi.

Benedetto Croce: “Vorrei che quelli che si determinano ad iscriversi al Partito liberale facessero in quest’atto una seria meditazione su questo punto: che cioè il liberalismo ha una singolarità, che è l’unico partito di centro che si possa pensare. Per questa

ragione esso non può dividersi in una destra e in una sinistra, che sarebbero due partiti non liberali. Naturalmente il Partito liberale esaminerà e discuterà sempre provvedimenti di sinistra e di destra, di progresso e di conservazione, e ne adotterà degli uni e degli altri, e, se così piace, con maggiore frequenza quelli del progresso che quelli della conservazione. Ma non può celare a se stesso questa verità, che la libertà si garantisce e si salva talora con provvedimenti conservatori, come tal’altra con provvedimenti arditi e perfino di progresso”. Dicembre 1951

Nulla da spartire con l’attuale vuoto al Centro, che si dimostra sempre più l’interstizio nel quale tentano di inserirsi nuovi personaggi, che si autodefiniscono liberali.

Cambiare partito era un insulto all’elettore; oggi è prova di … intelligenza …

I liberali, senza casa, si sono adeguati: F.I., P.D I., liste abborracciate; ad alcuni è andata bene ad altri no, ma finché c’è vita c’è speranza!

Rimane un nucleo di incorrotti, che fa cultura; e solo quella.

I principii non si annacquano.

Domani?

Chiedete agli aruspici liberali: prevedono tutto.

Michele D’Elia - Presidente dell’Associazione Dei Liberali

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Caro Michele,
Grazie, innanzi tutto, per avere citato Agorà Liberale quale punto di riferimento per le riflessioni liberali ispirate al pensiero di Croce da Te opportunamente ricordato.
E' un errore fatale quello di voler comprimere l'idea liberale imponendole di stare dentro contenitori di destra, sinistra o centro.
Tuttavia, il come " rientrare in gioco" , impone una analisi complessa.
Volenti o nolenti, dobbiamo riconoscere che le formazioni liberali che operano in Europa e che aderiscono ad ALDE sono orientate politicamente sia a destra che a sinistra: sono tuttavia componenti strutturate, con una sicura dialettica interna fra maggioranza ed opposizione e con la consegunte possibilità di cambi al vertice, cambi che, a suo tempo, abbiamo registrato anche nel nostro P.L.I.
Qui in Italia occorrerebbe ripartire da zero, avere un Leader credibile e gradito a tutti, una Sede operativa con un responsabile organizzativo, creare delle strutture in periferia e, prima di tutto, raccogliere i fondi occorrenti per tenere in piedi il tutto oltre che per finanziare le campagne elettorali.
Di fatto, trattasi di una missione impossibile: che fare?
L'unica soluzione per l'oggi che mi pare praticabile, potrebbe essere quella di costituire una componente autenticamente ed autorevolmente liberale entro un contenitore che non sia populista o caratterizzato da accese coloriture politiche di destra o di sinistra. Escludendo i 5 stelle, ilPD, la Lega e Fratelli d'Italia, rimarrebbe da prendere in considerazione Forza Italia ed il Terzo polo contro il quale, vedo, Tu inveisci.
Riguardo Forza Italia - con o senza Berlusconi - c'è una incompatibilità che riassumo riportandomi alla sua genesi ed ad una narrazione dell'allora segretario regionale della DC siciliana il quale era rimasto sbigottito nell'apprendere che un personaggio, ritenuto dal suo Partito non idoneo alla candidatura al Consiglio Comunale di Palermo, era stato candidato da Forza Italia e subito eletto in Parlamento.
In Forza Italia la scelta delle candidature prescinde dalle capacità e segue logiche incompatibili con il nostro modo di intendere e praticare la politica.
Il terzo polo si fonda sulla credibilità di Renzi e di Calenda, e qui farei una netta distinzione.
Renzi è un soggetto imprevedibile, abituato a scorrettezze politiche e privo di quel rigore comportamentale ispirato ad etica e lealtà, al quale i Liberali danno primaria importanza.
Calenda avrebbe potuto essere un accettabile punto di riferimento per i Liberali se non avesse deciso di allearsi con Renzi e se non avesse deciso di di accettare la costituzione di un " terzo polo" che, per i motivi da Te brillantemente riassunti, è la negazione della ragion d'essere dei Liberali, abituati a tutto tranne che all'essere identificati entro un confine definito e chiuso alla possibilità di optare per scelte di destra o di sinistra secondo necessità ed opportunità.
Il progressivo imbarbarimento dei rapporti umani, agevolato da un uso massivo e poco intelligente dei social, sta creando un crescente distacco fra la parte ancora sana della popolazione e la Politica, ormai espressione emblematica di quel processo di degrado che cresce velocemente sulle ali dell'ignoranza e della superficialità.
Il 40% degli elettori che si rifiuta di andare a votare, fra i quali mi annovero, è costituito in massima parte da persone per bene, incapaci di reperire, fra i candidati, un serio, onesto, credibile, preparato punto di riferimento.
Se Calenda avesse colto il disagio che ho segnalato, implorando il ritorno all'impegno politico delle migliori personalità che operano nel Paese, non in nome di un "terzo polo" ma in nome del rispetto per la grandezza dell'impegno politico, dicendolo apertamente e guardandosi bene del fare comunella con Renzi e la sua corte, avrebbe fatto qualcosa di utile per il Paese ed avrebbe dato una qualche speranza di sopravvivenza anche per noi Liberali, magari quale componente autonoma di quel progetto.
Il Sito di Agorà Liberale ospita scritti spesso di segno opposto ma sempre sorretti da motivazioni attente e sincere, ma non è tutto: l'essere Agorà Liberale membro di diritto del Movimento Europeo, grazie all'interessamento di Valerio Zanone e di Beatrice Rangoni, mi ha dato il pesante fardello del pagamento del costo annuale d'iscrizione che da oltre 10 anni sostengo personalmente, ma mi ha dato anche l'opportunità di designare 4 componenti l'Assemblea scegliendoli in autorevolezza, e, fortunatamente, ricevendo tanta disponiblità.
So che anche Tu ti sacrifichi e sostieni spese non indifferenti: Ti prego di andarne orgoglioso perchè la traccia di un serio impegno politico, oggi più che mai, la si lascia fuori dal Parlamento.
Troverai la Tua lettera e questo mio riscontro nella prima pagina di Agorà.
Un abbraccio,
                                                                        Pasquale Dante

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LA TENTAZIONE DEL POPULISMO CHE LAMBISCE LA CHIESA

 

Per un liberale, guardare oltre rispetto il comune sentire è una necessità.
Rimanere estranei ai sentimentalismi ed alla retorica non produce consenso, lo sappiamo bene, ma l'osservazione dei fenomeni con spirito critico ed indipendente è patrimonio genetico che consente, fra l'altro, un valido elemento di selezione, come afferma Franco Chiarenza, fra quanti affermano d'essere liberali non essendolo e quanti lo sono senza saperlo.
E' naturale che il fenomeno dell'immigrazione clandestina susciti commozione per le sofferenze e le tante morti in mare, anche di bambini o adolescenti.
Incurante di ciò, qualcuno mugugna imputando ai nuovi arrivati alla civiltà occidentale colpe che non vale neppure la pena qui riassumere, tuttavia, a parte l'angoscia ed il dolore per tante morti innocenti, ciò che fa rabbia è la strumentalizzazione politica del fenomeno che lambisce anche la Curia.
Leggo oggi, che è il giorno di Natale, che esiste una sorta di Presepe itinerante, ove la Madonna, San Giuseppe e forse anche il Bambin Gesù portano un giubbotto di salvataggio.
Iniziativa estemporanea e marginale verrebbe da dire, ma non è così.
Leggo infatti che anche l'Arcivescovo di Palermo, nella Sua odierna Omelia, si è preoccupato di assimilare la vicenda che porta al Natale, ed alla nascita del Redentore, a quella dei richiedenti asilo, usando queste testuali parole: " Quante volte i media riportano la notizia e le immagini di bambini nati mentre una madre attraversa il Mediterraneo su un barcone stracolmo di migranti? Quante volte abbiamo sentito e continuiamo a sentire che una donna è costretta a vivere la gioia della maternità all’addiaccio, ristretta in un campo di profughi, in un alloggio di fortuna, bloccata alle frontiere innevate dell’Europa civilmente e culturalmente evoluta? "
Al primo impatto con le parole dell'alto prelato non se ne comprende la reale portata, tuttavia, a ben riflettere, esse esprimono un pericoloso ed inatteso avvicinamento al populismo da parte delle gerarchie ecclesiastiche.
Il Papa emerito, Uomo profondamente colto, penso che non avrebbe tollerato.
Come dimenticare il sacrificio, non solo dei Santi bruciati vivi per avere rifiutato di rinnegare Dio, ma anche i Sacerdoti e le Suore recentemente puniti con la morte in terra di missione.
Come dimenticare le tante stragi volute da altre fedi e, sopra tutto, come osare attribuire, di fatto, alla Madonna la qualifica di "impura" con la quale si appella ogni donna occidentale e non, per il solo fatto di vagare a capo scoperto?
Da liberale, poco attento alle imperscrutabili valutazioni di ordine Teologico, ho voluto consultare la Treccani per capire sino in fondo il concetto di Redenzione, tanto caro ed in uso presso la Religione Cattolica, ed ecco il risultato:"Nella dottrina cristiana le parole r. e riscatto si applicano specialmente all’opera di r. compiuta dal redentore Gesù Cristo a favore dell’umanità per liberarla dal peccato di Adamo: le due nozioni di peccato originale e di r. dipendono l’una dall’altra e sono alla base della concezione cristiana del mondo. A causa del peccato originale infatti tutti gli uomini si trovano, in rapporto alla vita soprannaturale per la quale erano stati creati, in uno stato di morte e, in rapporto a Dio, in uno stato d’inimicizia e di rivolta, essendosi fatti schiavi del male. La r. assicura pertanto agli uomini la riconquista della vita soprannaturale, il loro rientro nell’amicizia divina. L’insieme di questi benefici è il frutto dell’intervento in loro favore di Cristo."
Credo ci sia poco da aggiungere, salvo il precisare che il soccorso e l'assistenza ai richiedenti asilo è fuori discussione perchè sta, non solo nel concetto stesso di redenzione come lotta al male ed alla sofferenza che esso determina, ma perchè sta nel nostro Credo e nelle nostre consapevolezze occidentali riguardo il dovere di solidarietà umana, a condizione di tenere ben distinte le abitudini ed a debita distanza le interferenze sul modello di convivenza sociale che è un nostro patrimonio fatto di rifiuto della crudeltà, della violenza, della reazione e della discriminazione.
E' vero che anche la nostra Religione pone dei limiti ai credenti, si pensi alle battaglie che è stato necessario condurre per il divorzio per l'aborto, per la libera espressione degli orientamenti sessuali, ma, a parte il fatto che molti non credenti condividono razionalmente in tutto o in parte gli anzidetti limiti, è innegabile che la nostra civiltà si è sviluppata seguendo gli insegnamenti - tornando alla Treccani - di distacco dal peccato e dalla schiavitù nei confronti del male.
Non è possibile identificare la madre del Redentore con una richiedente asilo, non solo perchè costei della Redenzione non ha mai sentito parlare ma, sopra tutto, poichè costei, erroneamente, ritiene lo scafista l'unico strumento di salvezza, non per l'umanità, ma per se stessa e per la propria prole.

 25 dicembre 2022                                            Pasquale Dante

 

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E' vero, oggi la misura di tutto è il successo, mai il merito. Si tratta di una attenta osservazione di Riccardo Mastrorillo cui cedo la prima pagina "rubata" alle pagine del periodico " non mollare" curato da Enzo Marzo insieme ad altri intellettuali e raggiungibile, per chi ama una visione gobettiana dell'idea liberale, tramite il sito " critica liberale". Per comprendere la inclinazione degli amici di "critica", basti ricordare che, di fronte alla prospettiva di una fucilazione da me recentemente paventata nel dichiararmi indisponibile a concedere il mio voto ad uno qualsiasi dei candidati espressione delle attuali forze politiche, mi hanno subito corretto precisando che avrebbero preferito l'esecuzione tramite ghigliottina. Il fatto che pur non essendo andato a votare sono ancora vivo è solo la conferma di una nostra evidente mancanza di mezzi per condurre, non solo epurazioni ma anche concreta attività politica.... ( P. Dante)

 

L'Italia nelle mani della signora Meloni


Per i sedicenti progressisti e per i sedicenti conservatori, è facile dare un giudizio prognostico sul governo Meloni: pessimo per i primi, eccellente per i secondi. Per un liberale le cose si complicano.

Dal dopoguerra sino ad oggi, mai abbiamo avuto un governo guidato da un esponente della destra e, a parte la parentesi del boom economico degli anni 60, non mi pare che il centro sinistra abbia fatto grandi cose.
Ci sarebbe tanto da scrivere, tuttavia, in estrema sintesi, la percezione che si ha di questo odierno consesso democratico è percepibile andando per le strade dove è possibile verificare il grado di cortesia, disponibilità, pazienza e rispetto delle regole da parte dei cittadini tutti, nessuno escluso ed a prescindere dal ceto sociale.
E' superfluo io enunci tutte le strabilianti assurdità nei comportamenti che registriamo giornalmente, una fra tante, la crescente abitudine di tenersi a pochi centimetri di distanza dall'auto che precede in autostrada, lampeggiando per chiedere di farsi da parte al malcapitato che occupa la corsia di sinistra in quanto impegnato in sorpasso.
A tanta stupida grettezza corrisponde sempre la proprietà di una automobile che corre di brutto e che costa ormai quasi la metà di un piccolo appartamento.
E' impossibile che tanta stupida grettezza, come tante altre, fra le quali utilizzare il clacson non appena il semaforo passa al verde, sia compatibile con la ricchezza quale frutto di sofferta attività professionale, imprenditoriale ovvero di emolumento elargito ai ceti impiegatizi dirigenziali in ogni settore.
Personalmente, non ho mai ravvisato i tratti della sofferenza causata dalle responsabilità sui volti dei guidatori adusi alle succitate ridicole e spesso anche pericolose abitudini, ed anzi, spesso, ho notato la giovane età di tanto fastidiosi concittadini.
Ebbene, il centro sinistra, spianando la strada ad evasori, trafficanti e spacciatori di droga, ladri, corruttori e concussi, ha spinto il Paese a votare a destra.
Fatto sta che la destra non ha certo voglia di impoverire i ricchi e, anche volendolo, non ha strumenti per porre freno al malcostume dilagante che oggi è l'unica fonte di ricchezza possibile.
L'onesta povertà rimarrà tale e quale e conseguentemente, nella perseverante disperazione, gli unici posti di lavoro reperibili saranno, sempre di più, quelli offerti dalla criminalità organizzata.
Tanto premesso, se il mio pensiero sul governo del Presidente Meloni non vi avrà convinto, neppure dopo avere letto le censure al Governo Draghi che avevo pubblicato, potrete sempre valutare le tradizionali opposte analisi di stampo liberale leggendo i discordanti commenti di Franco Chiarenza e Livio Ghersi.
Basterà solo cliccare sulle pagine a loro dedicate su questo sito.
Pasquale Dante