agoraliberale

Partito politico componente di diritto del Movimento Europeo - Italia


 

 Prima di lasciarvi alle riflessioni di Piervirgilio Dastoli, Presidente del Movimento Europeo Italia sul Manifesto di Ventotene, vi invito a visitare la pagina dedicata a Michele D'Elia, già Responsabile Organizzativo dell'Ufficio Scuola Nazionale del P.L.I. ( quello serio di una volta...). Vi troverete una proposta di legge, presentata alla Camera dei Deputati dal compianto on. Battistuzzi nel 1991, riguardante l'opportunità di riportare lo studio del latino nel curriculum della scuola media. Sono passati ben 34 anni e, finalmente, qualcuno si è accorto che quell'idea liberale potrebbe aiutare il Paese a tirarsi fuori dal decadimento ( non solo linguistico) in cui ci siamo cacciati. Chi legge sa perfettamente che i Liberali sono sempre in anticipo su tutto: ha fatto bene Michele D'Elia a ricordarlo con un comunicato stampa ed, a seguire, con il riporto della legge da Lui scritta e consegnata a Battistuzzi per avviarne l'iter parlamentare, in quegli anni mai concluso. L'introduzione a quel disegno di legge era rivolta ad una Comunità diversa, il tatuaggio lo praticavano solo alcune categorie disagiate, le inclinazioni sessuali rimanevano relegate entro le pareti domestiche, i media evitavano il turpiloquio, il Festival di Sanremo non era ancora palcoscenico dedicato alla esibizione di clown con apparato vocale guidato da computer, la Politica riusciva a demolire il muro di Berlino ed in America si votava di tutto tranne che gli squilibrati. Che lo studio del latino possa fare tornare, anche solo noi italiani, con i piedi per terra, mi pare difficile, tuttavia, poichè per giungere all'idea Liberale lo studio di qualunque cosa è essenziale, lo studio del latino sarà utile per organizzare una rivoluzione autenticamente liberale o, al peggio, per ritardare la nostra estinzione.

 

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MOVIMENTO EUROPEO
CONSIGLIO ITALIANO

IL PRESIDENTE

Dichiarazione del Movimento europeo Italia dopo le affermazioni della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sul Manifesto di Ventotene


Il Manifesto di Ventotene, scritto al confino nel 1941 quando quasi tutta l’Europa era stata violentemente occupata dall’esercito nazista con il sostegno di Mussolini e quindi storicamente collocato in quel momento buio della storia europea, è il testo più elevato durante la seconda guerra mondiale e nel quadro della Resistenza europea dell’analisi delle cause delle guerre legate ai nazionalismi e alle sovranità assolute e dell’urgenza e della necessità di fondare dopo le guerre una democrazia solida destinata a durare nel tempo per la libertà, la giustizia e la pace.
Per giungere a questo risultato Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni e le altre compagne e compagni del confino erano convinti che la strada da percorrere fosse quella del superamento degli Stati nazionali con una organizzazione capace di difendere e costruire nel tempo un progetto politico e non ideologico di società aperta.
Vale la pena di ricordare, che per questo impegno legato alla difesa e alla libertà, Altiero Spinelli fu espulso dal Partito Comunista nel 1937 dopo essere stato condannato dal regime di Benito Mussolini a sedici anni di carcere duro e che Ernesto Rossi fondava la sua cultura sui principi del cosmopolitismo liberale ed Eugenio Colorni sulla cultura dell’internazionalismo socialista.
Le dichiarazioni di Giorgia Meloni oggi alla Camera dei Deputati secondo cui il Manifesto sostiene la visione antidemocratica sono storicamente e culturalmente infondate e confermano che la sua formazione è legata all’idea dello Stato nazione di Giorgio Almirante che fu redattore della rivista “La difesa della razza” ricordando che Fratelli d’Italia non ha mai cancellato dal suo simbolo la fiamma tricolore del MSI e che Giorgia Meloni vorrebbe trasformare le Camere in aule sorde e grigie agli ordini della sua visione di una società fondata sul principio dello Stato nazione in Italia, in Europa e a livello internazionale.
Chiediamo alla società civile, al mondo del lavoro, delle imprese e alle forze politiche di scendere in piazza per una pacifica mobilitazione già martedì 25 marzo, anniversario della firma dei Trattati di Roma per manifestare davanti alla lapide dedicata a Altiero Spinelli alla Camera dei Deputati in Via Uffici del Vicario dove nacque nel 1907, e davanti al Palazzo Altiero Spinelli del Parlamento europeo a Bruxelles.
La presidenza del Movimento Europeo
Roma, 21 marzo 2025 primavera dell’Europa

 

00186 ROMA - VIA ANGELO BRUNETTI, 60 - TEL.: 06-36001705 - FAX: 06-87755731
e-mail: presidente@movimentoeuropeo.it - sito: www.movimentoeuropeo.it

 

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EINAUDI RICORDATO COME ISPIRATORE DEL

“MANIFESTO DI VENTOTENE”

di Stefano Milia 

Mercoledì, 4 settembre 2024, sull’Isola di Ventotene e nell’ambito del Seminario “IL FEDERALISMO IN EUROPA E NEL MONDO - Verso gli Stati Uniti d’Europa e un nuovo ordine mondiale” che da 43 anni coinvolge centinaia di giovani italiani ed europei, sono state inserite, su iniziativa del Movimento Europeo - Italia in collaborazione con l'Istituto di Studi federalisti "Altiero Spinelli", delle iniziative celebrative sostenute dal "COMITATO NAZIONALE per i 150 anni dalla nascita di LUIGI EINAUDI".
Durante il pomeriggio, dopo una sessione seminariale dedicata ad uno dei temi di maggiore attualità economica nelle scelte delle istituzioni UE, ossia le strategie per il recupero della competitività da parte dell’Europa, una parte speciale è stata dedicata al tema "DA LUIGI EINAUDI AL MANIFESTO DI VENTOTENE" per analizzare quanto il pensiero e gli scritti del grande intellettuale, economista e statista liberale abbiano contribuito alla genesi del “Manifesto per un’Europa libera e unita” da parte di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi.
Il Presidente del Movimento Europeo – Italia, Pier Virgilio Dastoli, ha evidenziato quanto il pensiero di Luigi Einaudi risulta ancora oggi di straordinaria attualità nel dibattito sulla autonomia strategica europea, sulla sua dimensione economica che comprende i temi del mercato e della competitività, del bilancio e del ruolo degli Stati Uniti d’Europa per la pace nel mondo.
Il Presidente del Comitato nazionale per i 150 anni dalla nascita di Luigi Einaudi, Giuseppe Vegas, ha sottolineato come Luigi Einaudi ha avuto modo di affrontare la questione del futuro dell’Europa e si è espresso con chiarezza a favore di un’aggregazione federale degli attuali Stati europei ben consapevole dei limiti che ognuno di essi avrebbero manifestato singolarmente. Ha, inoltre, evidenziato quale ruolo fondamentale Einaudi abbia avuto nelle vicende del secondo dopoguerra per un riscatto morale e materiale dell’Italia ed illustrato i principali obiettivi e le linee d’azione del Comitato nazionale celebrativo.
Lo storico dell’economia, Prof. Fabio Masini, ha poi percorso le varie tappe del pensiero di Einaudi che lo hanno portato, già alla fine del 19esimo secolo, ad una posizione favorevole alla riunificazione europea e che attraverso l’influsso, in particolare di alcuni liberali inglesi, si è ancor più consolidata e definita dopo il primo conflitto mondiale, fino ad arrivare, in particolare attraverso l’amicizia con Ernesto Rossi, ad essere condivisa e rielaborata nella stesura del Manifesto di Ventotene.
Dopo un momento conviviale con rappresentanti delle organizzazioni più attive per la diffusione del federalismo europeo, sulla piazza principale dell’Isola, in collaborazione con la libreria “Ultima Spiaggia”, ha poi avuto anche luogo una presentazione pubblica di alcuni scritti di Einaudi dedicati alla pace ed al progetto di unità europea.
La scelta di inserire un evento dedicato a Luigi Einaudi nel seminario di Ventotene, sarà seguito anche da altre iniziative del Movimento Europeo. In particolare, al Parlamento europeo a novembre ed a dicembre dalla presentazione dei suoi scritti al festival del libro di Roma “più libri, più liberi”, nella convinzione di poter contribuire ad offrire in tal modo, ed in particolare ai giovani, una conoscenza approfondita del pensiero e dell’opera di uno dei più grandi intellettuali europei della cultura fondata sul cosmopolitismo liberale.

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Riporto volentieri una interessante nota pervenuta da Michele d'Elia ed, a seguire, la mia risposta.

LA DIASPORA DEI LIBERALI 

MENTRE TUTTI SI DICHIARANO LIBERALI I LIBERALI VERI SONO ALLO SBANDO

Ieri

Tra il 4 e il 6 febbraio del 1994, all’Ergife di Roma, si svolse il XXII ed ultimo Congresso nazionale del P.L.I. Lo avevamo pensato come il Congresso della rigenerazione ed invece fu il funerale del Partito. I becchini del P.L.I. ebbero partita vinta. Mentre la platea dei delegati discuteva fino all’alba del 5 febbraio sul futuro della Bandierina, alcuni capi bussavano con molta insistenza e poca dignità ad altre porte. Lo testimoniano le cronache di quei giorni; ma prima o poi ne scriveremo anche la storia. Dal partito nacque la Federazione dei Liberali (alla quale sono iscritto), che avrebbe dovuto infondere nuovo slancio ed entusiasmo ai liberali organizzati, e che da allora ha tenuto puntualmente ogni anno il suo Congresso. Il primo si svolse in provincia di Lucca dal 22 al 24 luglio dello stesso 1994. La Federazione, tanto al centro che alla periferia, si dotò degli organi di democrazia formale, che sono retaggio del liberismo. Ma il nuovo soggetto politico fu presto abbandonato da chi era approdato a più munifici lidi, specie di stile aziendalista; e, dopo i primi tempi, entrò in uno stato di depressione politico-organizzativa, che tuttora permane, specialmente al centro; essa divenne luogo esclusivo della spocchiosa Sinistra liberale. Le ultime elezioni europee, le amministrative del 1995 e le ultime politiche non ne videro l’affermazione, grazie a cavilli formali e ad operazioni di bassa macelleria, perpetrate dagli ”alleati” dell’Ulivo. A Milano ne sappiamo qualcosa. A sua volta il cosiddetto Centro-Destra, esaltato da una vittoria elettorale inattesa e vistosa, perse il contatto con la realtà ed il governo del Paese. Del resto, le vittorie vanno coltivate, opera impossibile senza una classe politica. Oggi, oltre il neonato P.L., i gruppi e i gruppuscoli che utilizzano l’aggettivo liberale non si contano più; per non parlare dei più grossi partiti, che si fregiano in maniera indebita dello stesso termine politico. Sulla scadente qualità di questo liberalismo basti ricordare una predica domenicale di Einaudi: “L’adesione unanime al principio significa dissenso effettivo ed altrettanto unanime”. Questo scrivevo su Nuove Sintesi, n.1 maggio 1998.

Non tutti possono dirsi liberali, senza stravolgerne il senso. Un partito liberale di massa è un falso storico.

Oggi

Che fare, dunque? Semplice: tutti i liberali sappiano, insieme, individuare un terreno di confronto metapolitico, vale a dire culturale, in attesa che la volontà degli uomini e la oggettiva situazione politica italiana creino le condizioni di chiarezza, indispensabili per riorganizzare le forze e le energie disperse. Non sarà né facile né conveniente scalare l’erta che ci sta davanti, ma questa è l’unica strada degna della nostra storia e del nostro futuro.

Prevengo l’obiezione e la domanda: se, nel frattempo, si debba o no “fare politica”; la risposta è fin troppo ovvia: si deve essere presenti e propositivi in campo politico, si deve essere liberali negli atteggiamenti concreti, nell’esercizio delle proprie responsabilità, per arrivare alla costituzione di un Partito Liberale Italiano, che sia erede di quello fondato a Bologna l’8 ottobre 1922, senza il quale la vita politica del Paese sarà zoppicante e rassegnata al grigiore ed alla incompetenza; stordita dal potere della politica per immagini e annunci, priva di sostanza, ormai da una quarantina d’anni. Ognuno deve esercitare quel diritto di critica, che oggi è soltanto un artifizio retorico, affinché il governo del Paese non si faccia più regime di quanto già non sia. In ciò fondamentale rimane il ruolo della stampa, che deve dare a tutti voce e spazio, per sostenere questa pedagogia politica.

Gli italiani non si sono nutriti e non si nutrono solo di pane e nutella.

Forza Italia si è ridotta a chiedere minuzzoli e molliche, come Berlusconi nel suo ventennio aveva preteso da chiunque. Nutella finita.

La mia proposta di riunire i liberali sotto l’antico simbolo fu considerata assurda dai liberali benpensanti.

Motivo: avendo costoro trovato ricetto altrove, per conservare il proprio scranno, se ce l’avevano; o guadagnarselo, passando in partiti monocratici e cosiddetti democratici, se non l’avevano.

Mentre la mia proposta di partito veniva snobbata, nasceva un simulacro di PLI, per iniziativa di un ex parlamentare PLI, poi ex F.I., poi ex non so che … Fallimento elettorale conclamato.

Anche nelle politiche del settembre 2022 sono apparse liste liberali, fallite anch’esse; chi sono?

Il 19 giugno 1998 con pochi Amici, fondai l’Associazione Dei Liberali, con atto notarile.

L’Art. 2 dello Statuto recita:

“Finalità. L’Associazione non ha finalità di lucro.

Essa è costituita da cittadini che si propongono di far valere nella vita politica il principio e il metodo delle libertà, quale supremo regolatore di ogni attività pubblica e privata. Essa intende raggiungere i propri fini culturali e politici attraverso l’elaborazione e la diffusione dei principi e delle mentalità liberali adottando in ogni caso il metodo della libera discussione e della critica propositiva.

Gli aderenti all’associazione si impegnano ad attenersi alle decisioni della maggioranza, purché non ledano il principio della libertà.

L’Associazione Dei Liberali fa propri i principi del “Manifesto liberale di Oxford del 1967”, dell’”Appello di Roma dell’Internazionale Liberale del 1981” e del documento “La società aperta”. Adotta il simbolo della bandiera tricolore rigida sormontata dalla scritta “Liberali europei”, su fondo azzurro”.

Mi dissero che non serviva. Infatti: dopo ne spuntarono altre come funghi, che, pare, anche oggi sopravvivano. Per esempio:

  • i Liberali;

  • Competere;

  • Destra liberale;

  • Lodi Liberale;

  • Associazione Liberal Forum, ultima nata.

Operava ed opera, a Palermo, l’Associazione “Agorà Liberale”, che svolge un significativo ruolo culturale e politico; così come La Scuola di Liberalismo, a Roma.

Il 26 novembre 2022 il Liberal Forum in un documento afferma: occorre formalizzare un “Decalogo politico di liberalismo”.

Il 2 e 3 dicembre 2022 il Liberal Forum ha tenuto il suo Congresso a Milano. Del Decalogo non abbiamo notizia. Il Liberal Forum ha scelto Calenda e Renzi, cioè il “nulla politico” Constatata la rottura tra i due “nulla politico”, il 17 aprile 2023 il Liberal Forum diffonde un comunicato stampa, che comincia così:

“Il Liberal Forum sostiene con fermezza e convinzione l’appello di Costa (Azione) e Marattin (Italia Viva) per un’immediata ripresa del confronto nell’area liberal democratica per la costituzione del partito unitario dei liberali e riformisti”. Abbiamo visto, anche di recente, come vota il Terzo Polo.

I liberali passano dall’abbraccio mortale con F.I. a quello con Calenda e Renzi.

Benedetto Croce: “Vorrei che quelli che si determinano ad iscriversi al Partito liberale facessero in quest’atto una seria meditazione su questo punto: che cioè il liberalismo ha una singolarità, che è l’unico partito di centro che si possa pensare. Per questa

ragione esso non può dividersi in una destra e in una sinistra, che sarebbero due partiti non liberali. Naturalmente il Partito liberale esaminerà e discuterà sempre provvedimenti di sinistra e di destra, di progresso e di conservazione, e ne adotterà degli uni e degli altri, e, se così piace, con maggiore frequenza quelli del progresso che quelli della conservazione. Ma non può celare a se stesso questa verità, che la libertà si garantisce e si salva talora con provvedimenti conservatori, come tal’altra con provvedimenti arditi e perfino di progresso”. Dicembre 1951

Nulla da spartire con l’attuale vuoto al Centro, che si dimostra sempre più l’interstizio nel quale tentano di inserirsi nuovi personaggi, che si autodefiniscono liberali.

Cambiare partito era un insulto all’elettore; oggi è prova di … intelligenza …

I liberali, senza casa, si sono adeguati: F.I., P.D I., liste abborracciate; ad alcuni è andata bene ad altri no, ma finché c’è vita c’è speranza!

Rimane un nucleo di incorrotti, che fa cultura; e solo quella.

I principii non si annacquano.

Domani?

Chiedete agli aruspici liberali: prevedono tutto.

Michele D’Elia - Presidente dell’Associazione Dei Liberali

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Caro Michele,
Grazie, innanzi tutto, per avere citato Agorà Liberale quale punto di riferimento per le riflessioni liberali ispirate al pensiero di Croce da Te opportunamente ricordato.
E' un errore fatale quello di voler comprimere l'idea liberale imponendole di stare dentro contenitori di destra, sinistra o centro.
Tuttavia, il come " rientrare in gioco" , impone una analisi complessa.
Volenti o nolenti, dobbiamo riconoscere che le formazioni liberali che operano in Europa e che aderiscono ad ALDE sono orientate politicamente sia a destra che a sinistra: sono tuttavia componenti strutturate, con una sicura dialettica interna fra maggioranza ed opposizione e con la consegunte possibilità di cambi al vertice, cambi che, a suo tempo, abbiamo registrato anche nel nostro P.L.I.
Qui in Italia occorrerebbe ripartire da zero, avere un Leader credibile e gradito a tutti, una Sede operativa con un responsabile organizzativo, creare delle strutture in periferia e, prima di tutto, raccogliere i fondi occorrenti per tenere in piedi il tutto oltre che per finanziare le campagne elettorali.
Di fatto, trattasi di una missione impossibile: che fare?
L'unica soluzione per l'oggi che mi pare praticabile, potrebbe essere quella di costituire una componente autenticamente ed autorevolmente liberale entro un contenitore che non sia populista o caratterizzato da accese coloriture politiche di destra o di sinistra. Escludendo i 5 stelle, ilPD, la Lega e Fratelli d'Italia, rimarrebbe da prendere in considerazione Forza Italia ed il Terzo polo contro il quale, vedo, Tu inveisci.
Riguardo Forza Italia - con o senza Berlusconi - c'è una incompatibilità che riassumo riportandomi alla sua genesi ed ad una narrazione dell'allora segretario regionale della DC siciliana il quale era rimasto sbigottito nell'apprendere che un personaggio, ritenuto dal suo Partito non idoneo alla candidatura al Consiglio Comunale di Palermo, era stato candidato da Forza Italia e subito eletto in Parlamento.
In Forza Italia la scelta delle candidature prescinde dalle capacità e segue logiche incompatibili con il nostro modo di intendere e praticare la politica.
Il terzo polo si fonda sulla credibilità di Renzi e di Calenda, e qui farei una netta distinzione.
Renzi è un soggetto imprevedibile, abituato a scorrettezze politiche e privo di quel rigore comportamentale ispirato ad etica e lealtà, al quale i Liberali danno primaria importanza.
Calenda avrebbe potuto essere un accettabile punto di riferimento per i Liberali se non avesse deciso di allearsi con Renzi e se non avesse deciso di di accettare la costituzione di un " terzo polo" che, per i motivi da Te brillantemente riassunti, è la negazione della ragion d'essere dei Liberali, abituati a tutto tranne che all'essere identificati entro un confine definito e chiuso alla possibilità di optare per scelte di destra o di sinistra secondo necessità ed opportunità.
Il progressivo imbarbarimento dei rapporti umani, agevolato da un uso massivo e poco intelligente dei social, sta creando un crescente distacco fra la parte ancora sana della popolazione e la Politica, ormai espressione emblematica di quel processo di degrado che cresce velocemente sulle ali dell'ignoranza e della superficialità.
Il 40% degli elettori che si rifiuta di andare a votare, fra i quali mi annovero, è costituito in massima parte da persone per bene, incapaci di reperire, fra i candidati, un serio, onesto, credibile, preparato punto di riferimento.
Se Calenda avesse colto il disagio che ho segnalato, implorando il ritorno all'impegno politico delle migliori personalità che operano nel Paese, non in nome di un "terzo polo" ma in nome del rispetto per la grandezza dell'impegno politico, dicendolo apertamente e guardandosi bene del fare comunella con Renzi e la sua corte, avrebbe fatto qualcosa di utile per il Paese ed avrebbe dato una qualche speranza di sopravvivenza anche per noi Liberali, magari quale componente autonoma di quel progetto.
Il Sito di Agorà Liberale ospita scritti spesso di segno opposto ma sempre sorretti da motivazioni attente e sincere, ma non è tutto: l'essere Agorà Liberale membro di diritto del Movimento Europeo, grazie all'interessamento di Valerio Zanone e di Beatrice Rangoni, mi ha dato il pesante fardello del pagamento del costo annuale d'iscrizione che da oltre 10 anni sostengo personalmente, ma mi ha dato anche l'opportunità di designare 4 componenti l'Assemblea scegliendoli in autorevolezza, e, fortunatamente, ricevendo tanta disponiblità.
So che anche Tu ti sacrifichi e sostieni spese non indifferenti: Ti prego di andarne orgoglioso perchè la traccia di un serio impegno politico, oggi più che mai, la si lascia fuori dal Parlamento.
Troverai la Tua lettera e questo mio riscontro nella prima pagina di Agorà.
Un abbraccio,
                                                                        Pasquale Dante

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LA TENTAZIONE DEL POPULISMO CHE LAMBISCE LA CHIESA

 

Per un liberale, guardare oltre rispetto il comune sentire è una necessità.
Rimanere estranei ai sentimentalismi ed alla retorica non produce consenso, lo sappiamo bene, ma l'osservazione dei fenomeni con spirito critico ed indipendente è patrimonio genetico che consente, fra l'altro, un valido elemento di selezione, come afferma Franco Chiarenza, fra quanti affermano d'essere liberali non essendolo e quanti lo sono senza saperlo.
E' naturale che il fenomeno dell'immigrazione clandestina susciti commozione per le sofferenze e le tante morti in mare, anche di bambini o adolescenti.
Incurante di ciò, qualcuno mugugna imputando ai nuovi arrivati alla civiltà occidentale colpe che non vale neppure la pena qui riassumere, tuttavia, a parte l'angoscia ed il dolore per tante morti innocenti, ciò che fa rabbia è la strumentalizzazione politica del fenomeno che lambisce anche la Curia.
Leggo oggi, che è il giorno di Natale, che esiste una sorta di Presepe itinerante, ove la Madonna, San Giuseppe e forse anche il Bambin Gesù portano un giubbotto di salvataggio.
Iniziativa estemporanea e marginale verrebbe da dire, ma non è così.
Leggo infatti che anche l'Arcivescovo di Palermo, nella Sua odierna Omelia, si è preoccupato di assimilare la vicenda che porta al Natale, ed alla nascita del Redentore, a quella dei richiedenti asilo, usando queste testuali parole: " Quante volte i media riportano la notizia e le immagini di bambini nati mentre una madre attraversa il Mediterraneo su un barcone stracolmo di migranti? Quante volte abbiamo sentito e continuiamo a sentire che una donna è costretta a vivere la gioia della maternità all’addiaccio, ristretta in un campo di profughi, in un alloggio di fortuna, bloccata alle frontiere innevate dell’Europa civilmente e culturalmente evoluta? "
Al primo impatto con le parole dell'alto prelato non se ne comprende la reale portata, tuttavia, a ben riflettere, esse esprimono un pericoloso ed inatteso avvicinamento al populismo da parte delle gerarchie ecclesiastiche.
Il Papa emerito, Uomo profondamente colto, penso che non avrebbe tollerato.
Come dimenticare il sacrificio, non solo dei Santi bruciati vivi per avere rifiutato di rinnegare Dio, ma anche i Sacerdoti e le Suore recentemente puniti con la morte in terra di missione.
Come dimenticare le tante stragi volute da altre fedi e, sopra tutto, come osare attribuire, di fatto, alla Madonna la qualifica di "impura" con la quale si appella ogni donna occidentale e non, per il solo fatto di vagare a capo scoperto?
Da liberale, poco attento alle imperscrutabili valutazioni di ordine Teologico, ho voluto consultare la Treccani per capire sino in fondo il concetto di Redenzione, tanto caro ed in uso presso la Religione Cattolica, ed ecco il risultato:"Nella dottrina cristiana le parole r. e riscatto si applicano specialmente all’opera di r. compiuta dal redentore Gesù Cristo a favore dell’umanità per liberarla dal peccato di Adamo: le due nozioni di peccato originale e di r. dipendono l’una dall’altra e sono alla base della concezione cristiana del mondo. A causa del peccato originale infatti tutti gli uomini si trovano, in rapporto alla vita soprannaturale per la quale erano stati creati, in uno stato di morte e, in rapporto a Dio, in uno stato d’inimicizia e di rivolta, essendosi fatti schiavi del male. La r. assicura pertanto agli uomini la riconquista della vita soprannaturale, il loro rientro nell’amicizia divina. L’insieme di questi benefici è il frutto dell’intervento in loro favore di Cristo."
Credo ci sia poco da aggiungere, salvo il precisare che il soccorso e l'assistenza ai richiedenti asilo è fuori discussione perchè sta, non solo nel concetto stesso di redenzione come lotta al male ed alla sofferenza che esso determina, ma perchè sta nel nostro Credo e nelle nostre consapevolezze occidentali riguardo il dovere di solidarietà umana, a condizione di tenere ben distinte le abitudini ed a debita distanza le interferenze sul modello di convivenza sociale che è un nostro patrimonio fatto di rifiuto della crudeltà, della violenza, della reazione e della discriminazione.
E' vero che anche la nostra Religione pone dei limiti ai credenti, si pensi alle battaglie che è stato necessario condurre per il divorzio per l'aborto, per la libera espressione degli orientamenti sessuali, ma, a parte il fatto che molti non credenti condividono razionalmente in tutto o in parte gli anzidetti limiti, è innegabile che la nostra civiltà si è sviluppata seguendo gli insegnamenti - tornando alla Treccani - di distacco dal peccato e dalla schiavitù nei confronti del male.
Non è possibile identificare la madre del Redentore con una richiedente asilo, non solo perchè costei della Redenzione non ha mai sentito parlare ma, sopra tutto, poichè costei, erroneamente, ritiene lo scafista l'unico strumento di salvezza, non per l'umanità, ma per se stessa e per la propria prole.

 25 dicembre 2022                                            Pasquale Dante

 

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E' vero, oggi la misura di tutto è il successo, mai il merito. Si tratta di una attenta osservazione di Riccardo Mastrorillo cui cedo la prima pagina "rubata" alle pagine del periodico " non mollare" curato da Enzo Marzo insieme ad altri intellettuali e raggiungibile, per chi ama una visione gobettiana dell'idea liberale, tramite il sito " critica liberale". Per comprendere la inclinazione degli amici di "critica", basti ricordare che, di fronte alla prospettiva di una fucilazione da me recentemente paventata nel dichiararmi indisponibile a concedere il mio voto ad uno qualsiasi dei candidati espressione delle attuali forze politiche, mi hanno subito corretto precisando che avrebbero preferito l'esecuzione tramite ghigliottina. Il fatto che pur non essendo andato a votare sono ancora vivo è solo la conferma di una nostra evidente mancanza di mezzi per condurre, non solo epurazioni ma anche concreta attività politica.... ( P. Dante)

 

L'Italia nelle mani della signora Meloni


Per i sedicenti progressisti e per i sedicenti conservatori, è facile dare un giudizio prognostico sul governo Meloni: pessimo per i primi, eccellente per i secondi. Per un liberale le cose si complicano.

Dal dopoguerra sino ad oggi, mai abbiamo avuto un governo guidato da un esponente della destra e, a parte la parentesi del boom economico degli anni 60, non mi pare che il centro sinistra abbia fatto grandi cose.
Ci sarebbe tanto da scrivere, tuttavia, in estrema sintesi, la percezione che si ha di questo odierno consesso democratico è percepibile andando per le strade dove è possibile verificare il grado di cortesia, disponibilità, pazienza e rispetto delle regole da parte dei cittadini tutti, nessuno escluso ed a prescindere dal ceto sociale.
E' superfluo io enunci tutte le strabilianti assurdità nei comportamenti che registriamo giornalmente, una fra tante, la crescente abitudine di tenersi a pochi centimetri di distanza dall'auto che precede in autostrada, lampeggiando per chiedere di farsi da parte al malcapitato che occupa la corsia di sinistra in quanto impegnato in sorpasso.
A tanta stupida grettezza corrisponde sempre la proprietà di una automobile che corre di brutto e che costa ormai quasi la metà di un piccolo appartamento.
E' impossibile che tanta stupida grettezza, come tante altre, fra le quali utilizzare il clacson non appena il semaforo passa al verde, sia compatibile con la ricchezza quale frutto di sofferta attività professionale, imprenditoriale ovvero di emolumento elargito ai ceti impiegatizi dirigenziali in ogni settore.
Personalmente, non ho mai ravvisato i tratti della sofferenza causata dalle responsabilità sui volti dei guidatori adusi alle succitate ridicole e spesso anche pericolose abitudini, ed anzi, spesso, ho notato la giovane età di tanto fastidiosi concittadini.
Ebbene, il centro sinistra, spianando la strada ad evasori, trafficanti e spacciatori di droga, ladri, corruttori e concussi, ha spinto il Paese a votare a destra.
Fatto sta che la destra non ha certo voglia di impoverire i ricchi e, anche volendolo, non ha strumenti per porre freno al malcostume dilagante che oggi è l'unica fonte di ricchezza possibile.
L'onesta povertà rimarrà tale e quale e conseguentemente, nella perseverante disperazione, gli unici posti di lavoro reperibili saranno, sempre di più, quelli offerti dalla criminalità organizzata.
Tanto premesso, se il mio pensiero sul governo del Presidente Meloni non vi avrà convinto, neppure dopo avere letto le censure al Governo Draghi che avevo pubblicato, potrete sempre valutare le tradizionali opposte analisi di stampo liberale leggendo i discordanti commenti di Franco Chiarenza e Livio Ghersi.
Basterà solo cliccare sulle pagine a loro dedicate su questo sito.
Pasquale Dante